Catalogo il sangue delle donne prefazione




IL SANGUE DELLE DONNE
 Tracce di rosso sul panno bianco
prefazione al catalogo


Il sangue delle donne
Tracce di rosso sul panno bianco

Ero in Arabia Saudita quando mi è giunta inaspettata la mail di Manuela De Leonardis che mi proponeva Il sangue delle donne, un progetto nato dal ritrovamento casuale, in un mercatino rionale, di alcuni panni di lino d’epoca usati nella prima metà del Novecento dalle donne durante il ciclo mestruale.
Manuela ad io abbiamo lavorato insieme lo scorso anno su un progetto di Susan Harbage Page, trovandoci molto in sintonia. Per questo motivo avevo piacere di ricevere una sua proposta, ma letta da lì, dalla zona più fondamentalista dei paesi arabi, la parola “mestruazioni” mi è sembrata come un’indecenza, quasi scabrosa e la parola “pannolino” assumeva un suono sgradevole, vecchio, di una antica quotidianità non adatta ad un pubblico educato.
Giravo per la città di Gedda, ed ero completamente avvolta in una abaya nera. Entravo nei negozi, nei centri commerciali e vedevo donne indossare un velo che spesso copre anche gli occhi, donne che non possono misurare i vestiti che acquistano e che per scegliere della biancheria intima devono andare in reparti separati, accuratamente nascosti allo sguardo di ogni cliente.
In questo clima di estremo occultamento del corpo femminile mi sono ritrovata a decidere se fare o meno questa mostra e proprio questo ambiente mi ha convinto a sostenere il progetto.

In un primo momento, ancora pervasa da un ostinato conformismo, ho proposto a Manuela di cambiare il nome, usando un titolo più elegante, trasformando Il sangue delle donne in Tracce di rosso sul panno bianco, ma poi ci siamo guardate negli occhi e abbiamo realizzato quanto la parola sangue” dovesse essere mantenuta, così profonda, efficace, così li abbiamo usati tutti e due.
Ho suggerito di approfondire l’argomento con una pubblicazione, che ci consentisse di parlare di qualcosa del quale ancora il mondo e, soprattutto le donne stesse, si vergognano.

Tramite questo progetto artistico ho scoperto la poetessa indiana Rupi Kaur censurata su Istagram,  solo per aver postato una propria foto sdraiata sul letto con una macchia di sangue sui pantaloni;  ma anche l’atleta Kiran Gandhi che ha corso la  maratona di Londra, nel periodo mestruale, senza usare assorbenti per sentirsi più libera. Profondamente consapevole di combattere il fatto che le donne si sentono "stigmatizzate" ogni volta che hanno le mestruazioni.

Mi sono riaffiorate le parole di Diane Di Prima in “Memorie di una Beatnik” riguardo la sessualità di Jack Kerouac  pronto a scopare donne mestruate. Negando così  la consuetudine che gli uomini non amano avere rapporti sessuali con donne durante il ciclo, come il ricordo di un’intervista televisiva di Pif ad un transgender, sconcertato per avere ancora le mestruazioni nel periodo di transizione da donna a uomo,  in quanto ormai del tutto estraneo a  questo fenomeno così profondamente femminile.

Le mestruazioni sono qualcosa che viene dall’interno del corpo, dalle profondità di un mondo che ogni donna possiede ma che mai vengono percepite coscientemente. Il sangue ha un impatto forte sugli esseri umani non essendo abituati a vederlo. Si ha un rapporto fisico con il sangue soltanto a seguito di una ferita, di un taglio, in situazioni sgradevoli e patologiche. Il sangue è qualcosa di occulto e la sua visione non evoca altro che dolore e morte.
Le donne, pur avendo un rapporto più frequente con il sangue tramite le mestruazioni, analogamente non lo amano: rimangono sgomente nello scoprirlo per la prima volta durante il menarca, sono nevrotiche durante le sindromi premestruali, doloranti nei giorni del ciclo, infine sono disperate nel dirgli addio con caldane e depressione. Mai un gesto di gioia e di compiacimento per averlo come compagno di vita per un periodo così lungo. Eppure è l’unico mezzo per dare all’essere umano una continuità, almeno per ora.

Le artiste invitate a rappresentare questo progetto hanno usato il linguaggio a loro più congeniale per celebrare un evento che si perpetra dall’origine del mondo e per riuscire a trasformare in entusiasmo e vitalità ogni traccia di disprezzo del corpo femminile.

                                                                                      Rossella Alessandrucci