Drosophila Melanogaster di Massimo Napoli - Interno - 14 foto di Gianvito Ricciardi

Drosophila Melanogaster
foto del 1977


Prefazione al catalogo in mostra

Massimo Napoli è un attore cresciuto nell’avanguardia teatrale  degli anni  70 /80.  Ha lavorato con Giuliano Vasilicò, Aldo Braibanti, Luca Ronconi . E’ scrittore, pittore e collezionista. Intellettuale esperto di teatro, pittura, letteratura, storia dell’arte. E’ minuto, elegante, educato e sensibile, vive in una casa bellissima sempre in ordine e pulita.

Un giorno a casa sua mi mostra un piatto di ceramica appeso ad una parete  e mi dice: “ vedi questo l’ha dipinto Drosophila Melanogaster nel 1977”. Mi spiega che è stata una scrittrice di successo vissuta nello stesso periodo di Liala, ma a differenza di quest’ultima che esalta le virtù dei ceti sociali più elevati,  Drosophila svela  nei suoi scritti la crudeltà nascosta nei comportamenti borghesi e aristocratici per  mantenere i propri privilegi.

I riferimenti  a Bontempelli nella biografia di Drosophila  mi spingono a leggere vita e morte di Adria e dei suoi figli dove scopro una figura femminile di un disumano autolesionismo pur di lasciare la sua celebre ed irraggiungibile bellezza nel mito,  con  la folla delinquente di Drosophila  Melanogaster  scopro invece una donna altrettanto bella ma  libera nell’animo e nella mente da qualsiasi lusinga altoborghese.

Parlando con Massimo chiedo se è veramente esistita questa scrittrice e avverto che  non è una domanda  da porre,  per non  sentirsi  frastornati. Non ha importanza  capire  dove inizia il gioco e dove finisce il vero.  Quando abbandono  la curiosità  riesco a  godere  della sottile ironia che serpeggia in tutte le dimensioni del personaggio,  dai titoli dei libri così cupi e carichi di dolorosi presagi con copertine invece dal tratto leggiadro e decorativo, ai disegni dell'utensileria da cucina della buona matrigna, simbolo del posto che spetta alle serve, concetto che suscita indignazione mista a sorriso.
Massimo mi parla anche di un testamento mai aperto che Drosophila ha lasciato a suo figlio “Massimo” con l’impegno di aprirlo soltanto a più di 30 anni dalla sua morte avvenuta nel 1975.

Propongo di fare una mostra  su Drosophila Melanogaster , ed aprire con l’occasione il testamento.
Riconosco che Massimo Napoli con questa mostra svela il suo animo, la sua sensibilità  e generosamente ci regala le sue conoscenze culturali, artistiche ed umane.
Questa mostra è un dovere sociale, un riscatto morale per tutte le sofferenze inflitte dalla meschina cultura benpensante. E’ un omaggio che Massimo Napoli con il mio incoraggiamento e con la disponibilità di Claudia Quintieri, dedica a tutte le persone che hanno subito e subiranno un’ ingiusta condanna  per essere state anime libere.

Dedicato ad Aldo Braibanti

Rossella Alessandrucci


Mostra del 21/02/2017
Interno 14
foto di Gianvito Ricciardi













 SEGRETO EPISTOLARE di DROSOPHILA MELANOGASTER 
  (da rivelare dopo più di trent’anni dalla sua morte). 

Anche ora che sto per morire, e ne avrò giusto il tempo di terminare questo mio scritto, provo un vero desiderio di vivere. Una gioia di vivere connaturata in me e sempre repressa dagli eventi. Da ragazza, ascoltando una canzonetta di Aldo Fabrizi, “Nel Duemila”, si era negli anni ’30, pensavo realmente al Duemila come a una grande epoca, evoluta, progredita ed emancipata; non la vedrò mai, ma disporrò affinché queste mie rivelazioni usciranno nel nuovo millennio avanti. Ora Penelope incrocia la x sulla scheda elettorale e questo è bene e mi fa appartenere alla modernità, ma la mia vita è stata la rissa con la barbarie degli uomini.
Ma veniamo subito agli accadimenti.
Gli accadimenti sono pochi e brutali e come tali hanno l’elenco che taglia e corrode corpo e anima:
-a sei anni, in collegio dalle Suore Beata Rosa Venerini, durante le prove generali della prima comunione, ricevo in bocca la prima ostia, seppur non quella ufficiale, quella arriverà il grande giorno, ma nella materia è la stessa e la transustanziazione non c’è. Quella prima ostia della mia vita subito attenta alla mia vita, appiccicandosi al palato e chiudendomi l’ugola. Soffoco e provo ad aiutare i polmoni, staccando quella pappa con le dita: sacrilegio! Le suore mi trascinano per i capelli fuori dalla cappella e mi puniscono per aver toccato con le mie dita peccatrici di bambina di sei anni il corpo di Cristo. Ma non erano le ostie della brutta copia?
-e ancora: sono poco più di un’adolescente e l’uomo, l’adulto, si presenta a me sotto forma di divisa, uniforme, bello, militare, galante e gode subito del verbo comandare, esigere, desiderare e pretendere, concedere e determinarsi, intendere e ordinare. E’ me che richiede e a tanta forza, la sua, conviene tanta debolezza, la mia e allora l’amo o è giogo, subordinazione? Il tempo non c’è per rispondermi, perché quello che io credevo di donare in amore non è e succede lo stupro e tutto adesso è un’altra cosa;
-e ancora: gravida, sono cacciata di casa da mio padre, mentre mia madre m’incoraggia di appellarmi alla Santa Vergine, anche lei gravida, ma incontaminata; quanto mi è accaduto dovrà essere velato per sempre dal silenzio che uccide;
-e ancora: nel 1913 nasce mio figlio, uguale al padre e da lui non riconosciuto e io ho vent’anni;
-studio, lavoro, imparo il fango e la polvere, ma tiro avanti;
-amo mio figlio Massimo, ma nel 1920 a sette anni, mi viene strappato via e rinchiuso nel manicomio dell’ospedale Santa Maria della Pietà di Monte Mario, dove non mi è permesso vederlo;
-la mia vita senza mio figlio si rabbuia ed è tutto un de profundis;
-le mie uniche amiche che mi saranno accanto per tutta la vita sono Maria e Valentina: Maria Montessori in quegli anni ottiene la nomina di assistente presso la clinica psichiatrica dell’università e mi offre la spalla su cui piangere; Valentina H. ha un ristorante, dove mangio e mi confido, e mi offre la spalla su cui piangere; e  ancora: nel 1924 succede il delitto Matteotti e il Fascismo si rivela nella sua brutale natura;
- e ancora: Maria Montessori mi confida di essere anche lei una ragazza-madre, ma il suo segreto rimarrà tale per sempre. Ella ebbe un figlio da Giuseppe Ferruccio Montesano, uno dei fondatori della Psicologia e Neuropsichiatria infantile italiana.
-grazie all’intervento di Maria Montessori, mio figlio viene accolto nella prima “casa dei bambini”, quella da lei fondata nel 1907 a S. Lorenzo. Posso riabbracciare mio figlio, ma lo trovo instabile e disturbato, mi rifiuta.
-rigettata da mio figlio, ammattisco quasi. Non voglio più mangiare, ne’ bere. Valentina H. mi convince che il piccolo Massimo, nella sua disperazione e solitudine ha il diritto di poter contare su sua madre, anche in forma indiretta e anonima.
-l’esistenza è fango, ma devo fertilizzare la gioia di vivere per amore di mio figlio e allora scrivo e disegno, dunque sono circondata da Bellezza e Dolore.
-e ancora: il padre di mio figlio è divenuto un illustre ufficiale dell’esercito ed esponente del Fascismo. Egli sta per sposare una donna per formare la Famiglia, solennemente confermata dalla legge e santificata dalla religione. Non pago di una vita che gli sorride, si fa un ulteriore regalo di nozze: rigettare mio figlio in manicomio, per allontanarlo da sua madre definitivamente e cancellare così quel figlio illegittimo.
-grazie a mio figlio, posso affermare di essere stata a contatto con l’anima e di non essere una superficiale. Quando si è in contatto con l’anima si diventa semplici come bambini. Scrivo e disegno e mi sento di essere profonda, ma gli altri puntualmente si ritengono di essere più intelligenti e sorridono. Ecco di nuovo il nemico della mia esistenza: il pregiudizio.
-quando il pregiudizio intralcia i rapporti, la pubblicazione delle opere, la conversazione, allora la sola cosa da fare è di accettare ogni cosa e, per quanto strano possa sembrare, si può essere molto più felici. Circondata dai miei oggetti, dai libri e dai fiori, potevo sentirmi libera e felice. Diversamente, in quegli anni decisivi ma durissimi, alcuni artisti, fragili e meno portati a star di fronte al pregiudizio o a spazzarlo via, venivano relegati al ruolo di animali in via di estinzione. Destinataria degli appunti e dei diari di pittori come Antonio Donghi e Riccardo Francalancia, io potevo accorgermi del dolore profondo e incurabile dato dall’esser visti come relitti del passato, fuori dalla storia e dall’Europa.
Ora che sono morta, le mie riflessioni verranno accolte da una società evoluta sicuramente, ma il pregiudizio sarà sempre la bestia contro cui lottare. Il mio muto mondo del dolore e i miei romanzi sono portavoce di esso. La mia amica Maria Montessori, riparata all’estero, ha combattuto la sua battaglia contro il pregiudizio per via scientifica, pedagogica e intellettuale. Io, che provengo da quella terribile filantropia del IXX° secolo, di collegi religiosi, colonie estive, dittature distruttive, ho avuto l’Arte come alleata, perché artificio o inutile come l’Arte deve essere, perché simbolo.
Il padre di mio figlio e il padre del figlio illegittimo di Maria Montessori, quando morirono ebbero solenni funerali di Stato. Quando ho potuto rivedere la madre del padre di mio figlio, ormai molto vecchia, le avevo riferito di aver adottato un nome d’arte al posto di Pesante. Sconvolta, ella aveva subito telefonato alle sue amiche scimunite, dicendo di avere una nuora mancata pazza che ora si fa chiamare “Melanogatto”. L’eleganza di una Melanogaster storpiata dalla volontà di ascoltare un nome sotto l’ala nera del pregiudizio.

                                                                               4 Febbraio 1975

                                                                              Europa Pesante in arte Drosophila Melanogaster






Rossella Alessandrucci (LaStellinaArteContemporanea), Massimo Napoli, Claudia Quintieri