Drosophila Melanogaster di
Massimo Napoli
articolo di
Vittorio Pavoncello
Possiamo bene immaginare un Marcel Duchamp che travestito da Rose Selavy, quel Duchamp che si lascia ritrarre con cappellino e collo di pelliccia e con mani vezzose intorno al volto, si proprio lui! apra la sua Scatola in una valigia quella Boîte en-valise piena di riproduzioni di sue opere e le rovesci in uno spazio. Qualcosa di simile ci sembra sia accaduto per opera e dedizione di Massimo Napoli con la mostra dedicata a Drosophila Melanogaster.
Chiamarla mostra è sicuramente riduttivo perché è qualcosa di più. E’ un enigma, una Sfinge che ci interroga sui confini della realtà. E’ una installazione ma è anche un angolo di teatro dove si ascoltano suoni e voci. E’ un percorso, ed è anche la presentazione di un libro, o meglio di una casa editrici di cui ne ammiriamo alcune copertina. Ci sono le stanze che parlano di lei, ma lei la protagonista non c’è. Forse siamo arrivati tardi lei è vissuta, in un mondo tutto suo. Di lei ci parlano le sue opere di cui Massimo Napoli ne è l’officiante come in un mistero iniziatico.
Se l’arte fra le sue tante cose deve creare un piacevole stordimento dei sensi e uno straniamento della ragione questa visita a Drosophila Melanogaster ci rende più leggeri. Perché in questo gioco di echi si respira un’aria rarefatta di quella che si trova a certe quote dove tutto è più fino, anche l’intelligenza. Massimo Napoli fra l’altro anche attore dà con questa mostra da una prova di raffinata e misteriosa interpretazione. clicca qui